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NEI DINTORNI

VIA CHIAIA

Via Chiaia è destinata a transito pedonale, per metà appartiene al quartiere San Ferdinando, nel tratto che va da piazza Trieste e Trento al Ponte di Chiaia e per metà al quartiere di Chiaia nel tratto tra il Ponte di Chiaia e l’incrocio con via Filangieri dove termina a piazza dei Martiri ed inizia la Riviera di Chiaia. La strada era in precedenza un alveo naturale che si snodava ai piedi del Monte Echia, di cui una parte è ancora visibile nella zona di Pizzofalcone, ed è stata la via che portava all’estremo ovest della città e ai Campi Flegrei via costa. Via Chiaia è con via dei Mille una delle più eleganti e conosciute strade di Napoli per lo shopping d’élite. Su via Chiaia si possono ammirare importanti edifici e chiese monumentali, tra i quali si ricordano la Chiesa di Sant’Orsola, la Chiesa di santa Caterina, il Palazzo Cellammare, il Ponte di Chiaia e il Teatro Sannazzaro. Lungo la strada ci sono diversi negozi storici della città, come il Gran Caffè Gambrinus e la Pizzeria Brandi, dove nel giugno1889 fu inventata la pizza Margherita.

PONTE DI CHIAIA

Il ponte di Chiaia, che collega la zona di San Carlo alle Mortelle con la collina di Pizzofalcone, fu costruito nel 1636 dal viceré Manuel de Acevedo y Zúñiga conte di Monterey per collegare appunto la collina di Pizzofalcone e per questo venne chiamato inizialmente “ponte Monterey”. Il ponte mantenne il suo semplice aspetto fino al restauro del 1834 realizzato da Orazio Angelini secondo lo stile neoclassico: la precedente rampa fu sostituita da una tromba di scale, inoltre fu decorato sul lato di piazza Trieste e Trento da fregi in marmo eseguiti da Tito Angelini e Gennaro Calì, mentre sul lato opposto, verso piazza dei Martiri, da due cavalli opera di Tommaso Arnoud. Sotto il ponte sono presenti due lapidi che riguardano la costruzione e l’abbellimento ottocentesco. Per chi viene da piazza Trieste e Trento, alla sinistra del ponte sorge l’ascensore Chiaia, con il quale si può raggiungere via Giovanni Nicotera, la strada che passa sul ponte. L’ascensore è inserito nella scala a tre livelli che sostituì la rampa. Dopo l’Unità d’Italia, lo stemma dei Savoia ha sostituito quello dei Borbone.

TEATRO SANNAZARO

Il teatro Sannazzaro fu inaugurato il 26 dicembre del 1874. Fu edificato sull’area dell’antico chiostro dei Padri Mercedari spagnoli, attiguo alla Chiesa di Sant’Orsola in via Chiaia, in base al progetto di Fausto Niccolini (figlio del ben più noto Antonio), per volere di Don Giulio Mastrilli duca di Marigliano. Fu il primo teatro ad essere illuminato nel 1888 per mezzo di luce elettrica. Nel 1889 il teatro Sannazzaro vide la prima di Na santarella, commedia di Eduardo Scarpetta. L’attore e commediografo chiuse la sua lunga carriera artistica presentandosi per l’ultima volta al pubblico nella commedia O miedeco d’ ‘e pazze.

PIAZZA DEL PLEBISCITO

Precedentemente conosciuta con il nome di “largo di Palazzo” o “Foro Regio”, Piazza del Plebiscito prende il suo nome dopo il plebiscito del 21 ottobre del 1860 che decretò l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia. La piazza ha una superficie di circa 25.000 metri quadrati ed è una delle più grandi d’Italia. Il primo spazio destinato alla piazza fu ricavato nel 1543, espropriando i terreni dei conventi di Santo Spirito e di San Luigi. Successivamente e con l’edificazione del Palazzo Reale di Napoli, ebbe inizio la storia della piazza. Il progetto, affidato all’architetto Domenico Fontana, prevedeva che il Palazzo reale fosse orientato appunto verso il nascente slargo denominato così “Largo di Palazzo”. Lo spazio divenne da subito un centro di attrazione per l’aristocrazia e la classe nobile del tempo. In età vicereale e borbonica, il Largo venne abbellito con l’installazione della “fontana a tre archi“ progettata da Pietro Bernini e Michelangelo Naccherino (ora locata in Via Partenope) e il busto di Giove, conosciuto come il “Gigante di Palazzo”, oggi custodito presso il Museo Nazionale di Napoli.

PIAZZA TRIESTE E TRENTO

Già Piazza San Ferdinando, nel 1919 fu nominata nel Piazza Trieste e Trento, per celebrare la vittoria italiana nella prima guerra mondiale.

Si trova nel centro storico di Napoli nel punto in cui convergono Via Toledo, Via San Carlo e Via Chiaia. A pochi metri si apre la famosa Piazza Del Plebiscito e l’ingresso laterale del Palazzo Reale.

Sempre a pochi metri, troviamo il Teatro San Carlo mentre al centro della piazza è collocata la Fontana del Carciofo, opera voluta da Achille Lauro negli anni cinquanta del XX secolo.

Sulla piazza si affaccia il celebre Caffè Gambrinus dove è possibile ammirare la decorazione firmata da artisti di fine Ottocento e inizio Novecento come Gabriele D’Annunzio e Filippo Tommaso Marinetti.

VIA TOLEDO

Fu realizzata nel 1536 per volontà del Vicerè Pedro Álvarez de Toledo. La strada comincia da Piazza Dante ed arriva in Piazza Trieste e Trento, in un punto in cui si incontrano anche Piazza del Plebiscito, il Palazzo Reale e il Real Teatro di San Carlo. Nel periodo che va dal 1870 al 1980 la strada prese il nome di Via Roma, per rendere omaggio alla neo capitale del Regno d’Italia. Via Toledo è stata una delle tappe del Grand Tour, dove ricchi aristocratici europei intraprendevano lunghi viaggi per perfezionare il loro sapere, partendo da una città europea per poi concludervi il giro. Tra questi viaggiatori ce ne furono alcuni tutt’oggi molto celebri, come Vittorio Alfieri e Stendhal. Uno dei personaggi illustri che amava passeggiare su via Toledo fu Giacomo Leopardi. Via Toledo viene citata anche in alcune celebri canzoni del repertorio classico napoletano, come in “Reginella”, «Fuje ll’autriere ca t’aggio ncuntrata? / Fuje ll’autriere, a Tuleto, gnorsì…» testo di Libero Bovio, o nella canzone di Renato Carosone “Tu vuò fa l’americano”:«Passa scampanianno pe Tuleto / comm’a nu guappo, pe se fà guardà».

QUARTIERI SPAGNOLI

I quartieri spagnoli comprendono il quartiere di Montecalvario, con porzioni minori dei quartieri di San Ferdinando e Avvocata. L’area urbana nota come “quartieri” (termine militare acquartierare) e caratterizzata, dal punto di vista urbanistico, da una struttura reticolare che scende dalle alture dominate da Castel Sant’Elmo, destinata ad ospitare la sua guardia, sorge intorno al XVI secolo, ad opera dell’architetto senese Giovanni Benincasa e del napoletano Ferdinando Manlio, per volontà dell’allora viceré Pedro de Toledo, al fine di fare insediare le guarnigioni militari spagnole e, allo stesso tempo, in qualità di edilizia popolare destinata agli alloggi per i numerosi abitanti locali. Fin dalla sua nascita, l’area conosciuta come “quartieri spagnoli”, era luogo dominato da fenomeni di criminalità, gioco d’azzardo e prostituzione, legati in particolar modo all’offerta di “svago” proferita dai locali ai soldati ivi acquartierati o di passaggio.

NAPOLI SOTTERRANEA

La Città sotterranea. Ingresso: Vico Sant’Anna di Palazzo, 52. Questo tour di Napoli Sotterranea è perfetto per conoscere i vecchi acquedotti, l’acquedotto della Bolla di origine greca, l’acquedotto Augusteo e l’acquedotto Carmignano e la testimonianza di vita esistenti nel sottosuolo di Napoli. Le escursioni si effettuano ogni:
– Dal lunedì al venerdì ore 10:00, 12:00, 16:30.
– Giovedì ore 10:00. 12:00. 16:30.
– Sabato ore 10:00, 12:00, 16:30, 18:00.
– Domenica e festivi 10:00, 11:00, 12:00, 16:30, 18:00.
Per informazioni Associazione Napoli Sotterranea-LAED (Tel: 081400256 – +39 3339729875) Vico Sant’Anna di Palazzo 52.

REAL TEATRO DI SAN CARLO

Il Real Teatro di San Carlo, più comunemente chiamato Teatro San Carlo, è il teatro lirico di Napoli ed è inserito dall’Unesco tra i monumenti considerati Patrimonio dell’Umanità. Tra i più famosi e prestigiosi, il Teatro San Carlo è anche il più antico teatro d’opera attivo del mondo, fondato nel 1737 con ben 41 anni di anticipo sul teatro alla Scala di Milano e 55 anni prima del Teatro La Fenice di Venezia ed è stato da modello pr i successivi teatri di tuta Europa. Il Teatro San Carlo fu costruito da Giovanni Antonio Medrano, colonnello brigadiere architetto e ingegnere e primo architetto della corte borbonica, affiancato da Angelo Casale per la direzione dei lavori ed inaugurato il 4 novembre del 1737, proprio nel giorno in cui si celebrava l’onomastico di Carlo III, Re di Spagna dal 1734 al 1759, e dal quale il Teatro prese il nome. Il costo dei lavori fu di 75.000 ducati e durarono circa otto mesi. La prima opera rappresentata sul palcoscenico del Teatro fu quella di Domenico Sarro, l’Achille in Sciro.

GALLERIA UMBERTO I

La Galleria Umberto I fu pensata per essere un’opera monumentale così come lo sono ad esempio il Real Teatro San Carlo, il Palazzo Reale e il Maschio Angioino. Ma sin dalla posa della prima pietra e grazie alla centralità della sua posizione, la Galleria assunse il ruolo di polo commerciale dell’intera città di Napoli e luogo fondamentale di incontro per lo svago cittadino. A questo proposito è bene sapere che nel 1896 fu allestita la prima sala cinematografica proprio nella Galleria Umberto I dove proiettarono i primi film dei fratelli Lumiere. All’interno la struttura presenta in maniera trionfale stucchi e decori in stile Liberty. Gli stabili presenti all’interno della Galleria Umberto I sono quattro, ognuno di cinque piani ed accolgono numerose attività commerciali, uffici ed alberghi.

MASCHIO ANGIOINO

Il Castel Nuovo, chiamato anche Maschio Angioino domina Piazza Municipio ed è ben visibile anche a chi arriva dal mare al Porto di Napoli. Carlo I d’Angiò nel 1266 salì al trono di Sicilia e trasferì il ruolo di capitale da Palermo a Napoli. A quelli che fino ad allora erano stati i principali elementi che formavano un polo urbanistico intorno al potere del Re, ossia il Porto, Castel Capuano e Castel dell’Ovo, si aggiunse Castel Nuovo che divenne la principale Reggia oltre che una solida fortificazione. L’architetto francese Pierre de Chaule curò la progettazione del nuovo castello e nel 1279 iniziarono i lavori per la sua costruzione per terminare poi in soli tre anni. Dopo l’alternanza al potere con Pietro III d’Aragona, la reggia fu utilizzata solo nel 1285 dal nuovo re Carlo II lo Zoppo.